lunedì 25 novembre 2013

LA PIGNOCCATA


In tante regioni italiane del centro-sud, la pignoccata è per tradizione il dolce del Carnevale. Assume nomi differenti ed ha tante varianti. Anche in Sicilia, a seconda delle province, vi sono differenti tipi di preparazione. Quella più semplice ricorda gli struffoli napoletani, tocchetti di pasta fritta ricoperti di miele e confettini colorati; a Messina, invece, si caratterizza per essere ricoperta da una glassa bianca e una nera e per il fatto che i tocchetti vengano cotti in forno.
Il suo nome deriva dal fatto di essere realizzato a forma di pigna e, tradizionalmente, servito adagiato su foglie di limone.
Nella mia famiglia, e da qualche anno anche in quella di qualche amico che ho corrotto, la pignoccata è il dolce natalizio per eccellenza e non può mancare sulle tavole delle feste. Anche se ”stanche morte”, le ”femmine” della nostra famiglia (compresa me) "almeno un poco la devono fare".
La nostra ricetta si distingue decisamente dalle altre varianti ed ha in sé tutti gli odori e i sapori del Natale. C’è stata tramandata dalla Nonna Etta, madre di mio zio Michele e fino a poco tempo fa si annoverava tra quelli che si possono definire “segreti di famiglia”. La sua peculiarità consiste nel metodo di assemblaggio; le palline di pasta fritte vengono infatti "legate" o "incocciate" - come meglio gradite - con un caramello al miele morbido e profumato con (variante personale) vaniglia, cannella e scorza d’arancia(facoltativa) insieme a mandorle e nocciole.
Qualcuno è arrivato a dire che la mia pignoccata "crea dipendenza". Ed ecco come si prepara lo "stupefacente" dolce.

sabato 23 novembre 2013

NOODLES CON ZUCCHINETTE GENOVESI E PISELLINI

È una ricetta semplice, gustosa, leggera e adatta a tutti i palati perché abbatte le “barriere gastronomiche”, vista l’assenza di prodotti di origine animale e l’essere totalmente gluten free.
monica cecere
Ecco come realizzare i Noodles

mercoledì 20 novembre 2013

martedì 19 novembre 2013

"BORN IN SICILY". NASCE IL DDL REGIONALE PER LA TUTELA E LA PROMOZIONE DEI PRODOTTI LOCALI

Come diceva già più di trent’anni fa il Prof. Urbani, illustre urbanista palermitano, la globalizzazione si sarebbe dimostrata uno strumento vincente solo per quei paesi/regioni che avessero capito sin da subito l’importanza delle proprie peculiarità territoriali dandogli giusto risalto e valore. Il suo concetto del “E’ sulu cà e ci l’haiu sulu jo” (“E’ solo qua e ce l’ho solo io”, traduzione per i non siculi) viene oggi concretizzato in una norma con il DDL “Born in Sicily”.

Le food blogger palermitane con Natale Giunta e Dario Cartabellotta

lunedì 11 novembre 2013

DOLCE NORMA

“Dolce Norma” è un dessert di mia invenzione e può essere definito come la trasposizione dolce del rinomato primo piatto siciliano.
Rappresenta bene la nostra isola perché vi sono utilizzate tutte materie prime che vengono prodotte nel nostro territorio. Ha peraltro un chiaro richiamo alla cultura siciliana, in particolare al mondo letterario e musicale, dal momento che il nome alla famosa ricetta sembra sia stato dato da Nino Martoglio, celebre commediografo catanese, il quale, davanti ad un piatto di pasta condito con pomodoro, melanzane fritte e ricotta salata, pare abbia esclamato: “È una Norma!”, ad indicarne la suprema bontà paragonandolo alla celebre opera di Vincenzo Bellini.
L’ho proposto per la prima volta alla serata culinaria organizzata a metà ottobre presso il Settimo Cielo di Menfi, durante la quale ha avuto un ottimo successo tra i presenti.
Dolce Norma
Il dolce è composto da strati alternati di: scorze di cannolo rotte, crema di ricotta poco zuccherata, composta di melanzane (confettura realizzata con melanzane viola – tunisine a Palermo – e aromatizzata con cannella, zenzero e cardamomo), di nuovo scorze e ricotta e, come ultimo strato, marmellata di pomodoro e pepe nero. L a preparazione viene infine decorata e profumata con una foglia di basilico.


P.S.: Devo pubblicamente ringraziare il mio caro amico e chef Antonio Genchi per il suo contributo fondamentale nell’ideazione di questa ricetta.

"L'attesa" di Monica Cecere


Preparava tutto con cura facendo attenzione ai dettagli. Lo stava aspettando; e più si avvicinava il momento di rivederlo e più saliva l’ansia ed aumentava l’eccitazione. Mancavano poche ore e finalmente si sarebbero rivisti dopo mesi.
Si era alzata presto quel giorno e cominciato a cucinare per la cena. La cucina ha bisogno di tempo, come l’amore.

venerdì 8 novembre 2013

GELO DI "MELLONE" BIANCO

Prima di iniziare il racconto e proporvi la ricetta desidero fare un breve inciso linguistico per tutti coloro che avranno rabbrividito leggendo “mellone”. La doppia consonante nella parola melone non è un errore di ortografia. In Sicilia si dice così per consuetudine e in realtà, fermandosi a riflettere sulla dizione, il suono del lemma diventa pieno, la lingua nella pronuncia della doppia elle di fatto si arrota sul palato solleticandolo e prefigurando il sapore dolce del frutto che regna sulle tavole siciliane da fine agosto sino a gennaio.

Ma bandendo alle ciance lessicali… Un caro amico, parlando qualche settimana fa, mi disse: ma perché non ti inventi qualche ricetta col mellone bianco che è il frutto di stagione? Gli risposi che già qualcosa avevo in mente e avrei voluto sperimentarla quanto prima.
L’occasione si presentò di lì a poco quando mi chiesero di organizzare una serata culinaria al Settimo Cielo di Menfi, locale molto bello nel corso principale del piccolo centro agrigentino. Menfi è famosa per la sua significativa produzione viti-vinicola e per il suo territorio poco contaminato dal cemento, con le dolci colline ricoperte da vigne e ulivi che declinano al mare, tanto incantevole da essersi meritato negli ultimi anni la denominazione Menfishire.
Dopo averci pensato per qualche giorno ed essermi confrontata sia con il mio “suggeritore” sia con altri cari amici buongustai, ho elaborato un menù realizzato con prodotti stagionali e allo stesso tempo ricercato che, con un pizzico di orgoglio, vi posso dire ha riscosso grande successo tra gli astanti i fruitori di quella splendida serata di metà ottobre.
Uno degli hors d’oeuvre ha visto come protagonista proprio il melone bianco. Ho infatti realizzato una rivisitazione del classico “melone e prosciutto” proponendo il frutto nella versione “gelo”. Io l’ho servita come antipasto ma, naturalmente, eliminando il salume può essere mangiato a fine pasto, o in qualsiasi altro momento della giornata che vi ispiri, come dolce.

giovedì 7 novembre 2013

Per me cucinare non è un'azione fine a sè stessa, ma un atto d'amore e condivisione di piacere attraverso sinestesie e godimento dei sensi

For me to cook is not an action end to itself, but an a gesture of love and sharing of pleasure through synesthesia and enjoyment of the senses